Alfonsina panciavuota

 

Alfonsina panciavuota

 

Alfonsina Panciavuota
Teatro dallarmadio


Premio del Pubblico al Festival Le voci dell’Anima, Rimini 2018
Primo Premio alla 18^ Edizione del Festival della Resistenza Teatro per la Memoria
Premio della Critica al XVIII° Palio Poetico - Teatrale - Musicale ERMOCOLLE 2019

Crediti

Scritto e interpretato da Fabio Marceddu
Ideazione scenica e regia Antonello Murgia

Scene e costumi Paoletta Dessì

Collaborazione drammaturgica Francesco Niccolini

Aiuto regia Daniela Littarru

Musiche originali composte da Antonello Murgia

Fotografie di scena Francesca Mu e Davide Pioggia

Produzione Teatro dallarmadio In collaborazione con: EXMA Exhibiting and Moving Arts

Sinossi


Alfonsina Panciavuota è il racconto di una vita vissuta fra povertà e soprusi, in una Sardegna attraversata dalla guerra. Un inno agli ultimi, un corale a voce sola, quella di una donna che è tutte le donne che nei secoli hanno sopportato e sopportano in silenzio la subalternità imposta della loro condizione femminile, lasciando andare - quasi rassegnate colpevoli – la propria libertà di scegliere.
Lo spettacolo
Siamo in una Sardegna del secondo dopoguerra, periodo in cui alla crisi legata alla caduta del regime si aggiunge la crisi del sistema. È in questo scenario che si sviluppa la tragedia personale di Alfonsina Panciavuota, classe 1932, l’ultima di nove figli, venduta a 10 anni come serva al padrone della miniera, Caterino Spinetti. Quattro lunghi anni di soprusi e abusi che segneranno indelebilmente il resto della sua vita. Alfonsina porta sulle spalle tutto il peso di una memoria proletaria offesa, riuscendo però a trovare la forza per opporsi e tentare di cambiare il proprio destino. Fabio Marceddu affronta la storia di una delle tante “pance vuote” di quegli anni, costruendo un personaggio capace di parlare direttamente alle coscienze di un pubblico che non ha più memoria di quando “i figli si vendevano come bestie” perché erano troppi, o di quando la terra e la casa erano gli unici beni capaci di dare dignità alle persone. Un feroce viaggio alla scoperta della parte in ombra della nostra società, raccontata tra bisbigli e sussurri. Alfonsina Panciavuota è un inno agli ultimi, un corale a voce sola, quello di una donna che è tutte le donne. Donne che nei secoli hanno sopportato e sopportano in silenzio la subalternità imposta della loro condizione femminile, lasciando andare – quasi rassegnate, come se fossero colpevoli – la propria libertà di scegliere.

La visione dello spettacolo è consigliata a un pubblico adulto.

 
PREMI E MOTIVAZIONI

Premio del Pubblico al Festival Le voci dell’Anima, Rimini 2018.
Motivazioni:
“Il pubblico della kermesse ha deciso di premiare Teatro dall’armadio con lo spettacolo Alfonsina Panciavuota con motivazione unica: spettacolo insolito e articolato, completato egregiamente dall’artista in scena, capace di creare più maschere e più sfaccettature del dramma. Originale il rapporto con l’oggetto in scena, che diventa lo strumento attraverso il quale “giocare”, apparentemente e con efficacia, alla rinascita”

Primo Premio alla 18^ Edizione del Festival della Resistenza Teatro per la Memoria .
Gattatico (Reggio Emilia) 2019.
Motivazioni:
“Una favola nera di riscatto, scritta e interpretata da Fabio Marceddu con cura artigianale, lavorando per sottrazione la propria recitazione vibrante che tocca e commuove nel risuonare solitario di più voci e figure. Una creazione incardinata nella finissima regia di Antonello Murgia che disegna l’itinerario iniziatico e liberatorio di una donna povera, venduta a soli dieci anni d’età a una famiglia di proprietari minerari: detentori di un potere oppressivo e violento nella Sardegna del secondo dopoguerra del secolo scorso. Un’opera capace di restituire il nodo di storie di una generazione di madri e donne non solo sarde, ma di ogni luogo e tempo dove c’è un’Alfonsina Panciavuota affamata di equanime rispetto, giustizia e amorevole dignità contro le tracotanze dei potenti”

 
Premio della Critica al XVIII° Palio Poetico - Teatrale - Musicale ERMOCOLLE 2019.
Parma 2019.
Motivazioni:
La Giuria ha scelto di consegnare il proprio premio ad “Alfonsina Panciavuota” del Teatro dallarmadio, di e con Marceddu Fabio, ideazione scenica e regia di Antonello Murgia: dalla Sardegna (e la lingua dell’isola appare a tratti, un’energia speciale) una storia personale e collettiva ad un tempo, ricordi di una “servetta” consegnata, a dieci anni, alla famiglia ricca del paese, Casa Spinetti. Una bocca in meno da sfamare in famiglia, quasi naturale il facile sfruttamento, per il lavoro e non solo, di una ragazzina ingenua, sola, prigioniera. Marceddu è solo in scena ma sono tanti i personaggi di questo racconto nato anche da inchieste, indagini sul territorio. Davvero un notevole lavoro, complesso, articolato anche sul piano registico, una vasta, densa teatralità conquistata con pochi elementi, semplici, ma di considerevole efficacia, uno spettacolo, “Alfonsina”, che ci si augura possa circuitare il più possibile. Complimenti di cuore!

 

COSĺ LA CRITICA

“Nell’opera di Marceddu, diretto da Antonello Murgia, cogliamo quella recitazione a cavare, tesa nella ricerca di un’energia delicata in costante contrasto con la crudezza degli eventi, che è anche la cifra sublime dei ruoli femminili di Saverio La Ruina”
Andrea Zangari | Scene contemporanee
“.. densa di afrori sardi, è scritta e interpretata con toni di verità da Fabio Marceddu, in un registro narrativo sobrio e misurato”
Claudio Facchinelli | Corriere dello spettacolo

“Fabio Marceddu inizia il suo racconto: dopo tre fiati è già finito. I quattro lunghi penosi anni che Alfonsina porta sulle sue spalle nere sono segnati da movimenti netti, luci precise, litanie portate dal vento. I visi puntuti della famiglia Spinetti si compongono sulla trama sofferente di stoffe morbide e nere. La dignità di Alfonsina e del suo amore è una conquista dolorosa e fragile. Persino le lacrime sacrosante del finale sono un lusso che la miseria non può permettersi. Un premio per questo spettacolo è poca cosa. Se potete, correte a vederlo”
Francesco Gallo | Permarecontromano

“A parte la bravura di Marceddu in quanto attore, l’ideazione scenica e la regia di Antonello Murgia offrono invenzioni che sul piano figurativo ed espressivo risultano, in pari tempo, fondate e intriganti. Vedi la sequenza in cui Alfonsina leva in alto la bambola che rappresenta se stessa e, con ciò, richiama in maniera eclatante il Bunraku, il teatro giapponese dei burattini in cui in cui il «ningyo», giusto il burattino, viene manovrato dagli operatori a vista; e vedi, soprattutto, quella sorta di dissolvenza incrociata che comprende in successione la zuppiera portata in tavola dall’Alfonsina/serva e i tre stracci rossi che dalla stessa, per alludere all’uccisione delle zitelle Spinetti, tira fuori l’Alfonsina/vendicatrice”
Infine, una curiosità: il Fabio Marceddu inguainato in quella sua disadorna veste nera richiamava molto da vicino il Saverio La Ruina di «Dissonorata»

Enrico Fiore | Controscena

 

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